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Servizio civile - Quarant′anni fa la prima esperienza di obiezione
"Non uccidere", quinto dei dieci comandamenti cristiani, evoca il titolo di una celebre pellicola sull′obiezione di coscienza. Perché "non uccidere" è il monito interiore che moltissimi giovani del mondo sentirono risuonare nella propria coscienza allorché, chiamati dal proprio paese a svolgere il servizio di leva obbligatoria, opposero un decisivo rifiuto al comando impartito.
Lo scorso 14 giugno, il servizio civile in Italia ha compiuto quarant′anni ed i primi obiettori l′hanno voluto celebrare con una giornata-incontro a Vicenza per raccontarsi quali ripercussioni ha avuto sulla loro vita quella indimenticabile esperienza di partecipazione attiva, rinnovando un legame mai spezzato. Ognuno ha continuato la propria esistenza di combattente pacifico, intraprendendo battaglie civili in favore del territorio, della tutela della salute in fabbrica e della finanza etica.
Quarant′anni fa, infatti, in seguito all′approvazione della normativa (Legge n.772/1972) che concedeva di scegliere un′altra possibilità di servire il proprio paese, alla Comunità Capodarco di Roma si tenne il primo corso per 30 obiettori, da cui si dipanarono gruppi di soldati della pace pronti ad operare in varie realtà sociali per 8 mesi in più rispetto al periodo di leva. Sette di quei pionieri, che lavorarono in difesa della salute nei luoghi di lavoro presso il patronato ITAL UIL di Vicenza e crearono il Coordinamento Nazionale degli Obiettori in Servizio Civile, si sono ritrovati anche per ricordare gli obiettori fucilati o mandati nei campi di sterminio durante le guerre mondiali.
La storia dell′obiezione di coscienza, prima che venisse promulgata la legge regolamentante nel 1972, è costellata delle vicende di tanti coraggiosi, testimoni di Geova, cristiani o semplici partigiani della non violenza, che obiettarono contro quella prestazione dovuta allo Stato come forma di difesa della patria. Renitenti o disertori, Remigio Cuminetti, Pietro Pinna, Giuseppe Gozzini, solo per citarne alcuni, furono condannati al carcere o all′internamento in manicomio.
Si contano ancora nel mondo coloro che vengono perseguitati perché scelgono la strada della coscienza, piuttosto che piegare la volontà all′ordine superiore di uccidere i propri simili.
Fonte: azionenonviolenta.it
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